giovedì 30 dicembre 2010

TAMPOPO - Cibo e Cinema

Il legame tra cinema e cibo è da sempre uno dei più fruttuosi nella storia della settima arte. Il cibo si presta alla perfezione per intraprendere metafore artistiche, psicologiche e sessuali. Non è un caso che uno dei film più interessanti dell'argomento sia un film giapponese: "Tampopo". La cultura giapponese più delle altre ha infatti un vero e proprio culto del cibo, dove la perfezione estetica con cui gli ingredienti sono disposti nel piatto ha la stessa importanza di tempi di cottura e abbinamenti. E sarebbe stupido trascurare anche l'aspetto rituale con cui il cibo viene consumato (ascoltate i consigli di come mangiare il ramen e capirete), diventando in tutto e per tutto quello che anche noi in occidente chiamiamo arte culinaria, anche se bisogna ammettere la loro superiorità nel rispettare il cibo e i suoi tempi.
Tampopo è una vedova di mezza età che gestisce un chiosco di ramen (una specie di zuppa di spaghetti) frequentato solitamente da camionisti. Sarà proprio uno di loro, Goro, a convincere la donna ad imparare l'arte del ramen. Cominceranno così le sue avventure alla ricerca di ricette segrete, misteriosi ingredienti e lotte con i colleghi rivali. Tampopo non solo ricerca i segreti di una ricetta, ma soprattutto una riflessione artistica del cibo come arte, del cibo come vita. Se il rapporto cibo/arte è esplicitato nel racconti di Tampopo, il legame cibo/sesso è impersonato da un gangster che, in una storia parallela (profondamente anti-cinematografica), è protagonista di alcuni episodi che metaforizzano la vita sessuale tramite il cibo. La carica erotica di alcune scene è veramente alta e carica di un simbolismo poetico e mai scontato (il tuorlo d'uovo che i due innamorati passano di bocca in bocca è simbolo dell'orgasmo come l'ostrica è la perdita della verginità).
Juzo Itami (sceneggiatore e regista della pellicola) mischia abilmente svariati generi (film muto, western, dramma e commedia) per formare un film epicamente grottesco (ne sono un esempio le musiche volutamente pompose) ma non privo di una certa vena poetica che compensa il precoce invecchiamento di una messa in scena non all'altezza.
"Tampopo" porta con sé un'ottima riflessione sul cibo, sull'arte e sulla nostra vita.

Rinascere a 51 anni

Col 2011 provo a rimettermi in discussione. Si riparte , nella vita, nel lavoro, nell'intimo del proprio io... Il Mondo è la fuori, e lo voglio andare a conquistare.
Impresa ardua?  Ma no...
Arigatou gozai masu minna (direbbero così in Giappone)...
Grazie infinite a tutti coloro che mi circondano, mi impegnerò con tutto me stesso.